Fotografare monumenti e paesaggi urbani
Di Simone Pomata - Aggiornato al 8 Luglio 2013
Città, monumenti, borghi e molti altri elementi antropici possono essere ottimi soggetti fotografici.
A differenza di quanto si possa pensare, per ottenere un’ottima foto urbana sono necessarie una buona dose di tecnica e soprattutto molta creatività e fantasia. Se infatti l’architetto ha già creato il soggetto da fotografare, è altresì vero che al fotografo spetta il compito di cercare la miglior composizione, le migliori condizioni di luce e di dare il proprio tocco personale con la scelta delle modalità di scatto e con la post produzione. Questi sono i punti che analizzeremo in questo articolo e che fanno sì che le nostre foto riescano a distinguersi da tutte le altre che rappresentano lo stesso soggetto.
Fotografia architettonica e fotografia paesaggistica urbana
Prima di approfondire i punti cruciali, vediamo come classificare la fotografia urbana: le due branche che la compongono sono la fotografia architettonica e la fotografia paesaggistica urbana.
Nella fotografia architettonica, l’elemento artificiale è il soggetto principale della foto, occupa gran parte della composizione e spesso è singolo: una piazza, un edificio, un complesso di edifici (si pensi alle Twin Towers o alle Petronas Towers). Altri eventuali edifici o il paesaggio urbano/naturale fanno al più da sfondo al soggetto principale.
La fotografia paesaggistica urbana invece ha come fine la rappresentazione di un’intera area urbana e non più del singolo elemento artificiale. La fotografia paesaggistica urbana è un sottogenere della fotografia paesaggistica, la quale comprende anche la fotografia paesaggistica naturalistica. La linea di confine con quest’ultimo sottogenere è a volte marcata (si pensi ad una vista aerea su una città) mentre in alcuni casi può essere meno evidente (ad esempio un paesaggio montano con un piccolo paesino o addirittura una sola baita).
Anche la linea di demarcazione tra fotografia paesaggistica urbana e fotografia architettonica è molto labile. Nel caso in cui si sta fotografando una piazza circondata da edifici, basta una piccola variazione nell’angolo di ripresa o nella lunghezza focale affinchè il soggetto principale risulti essere la piazza (fotografia architettonica) piuttosto che l’intero ambiente urbano che si sviluppa attorno ad essa (fotografia paesaggistica urbana).
La fotografia paesaggistica urbana è il mio genere preferito in assoluto. Cerco spesso location in cui gli elementi umani si fondono con il paesaggio naturale, in particolare piccoli borghi montani/marinari nei quali anche la natura occupa uno spazio importante. Due esempi per eccellenza sono le famose Cinque Terre e i villaggi ai piedi delle Dolomiti.
Questo “genere” di fotografia lo definisco paesaggistico rurale.
La foto qui sotto è un esempio perfetto di paesaggio urbano (o meglio di paesaggio rurale).
In questa foto invece è preponderante l’elemento architettonico (anche se il paesaggio assume comunque un ruolo più che significativo), soprattutto perchè messo in risalto dall’illuminazione.
Ci si può anche divertire creando qualcosa di alternativo. In questa foto ho provato ad invertire i ruoli dei due elementi uomo/natura: decisamente all’opposto di quanto avviene di solito, nella foto qui sotto è l’elemento artificiale che fa letteralmente da cornice al paesaggio sullo sfondo.
Bene, ora possiamo approfondire gli argomenti principali che determinano la riuscita di una foto urbana.
1 - La composizione
Nella fotografia architettonica trovare la giusta composizione risulta più difficile di quanto si possa pensare. Una foto di un edificio ripreso frontalmente che riempie perfettamente la composizione (ad esempio una chiesa o un palazzo) è quanto di più banale ci sia. Occorre quindi muoversi attorno al soggetto, cercare l’angolo migliore (spesso abbassarsi al livello del suolo può essere una strategia vincente) e lavorare con lo zoom (si può riprendere solo un particolare, ad esempio una vetrata oppure si può allargare l’angolo dando spazio al cielo e allo sfondo) per dare alla nostra foto il tocco che fa la differenza.
Spesso utilizzo le diagonali come linea guida: nella foto qui sotto tutte le linee, in particolare la scalinata, puntano al soggetto principale e guidano ad esso l’occhio dell’osservatore.
Nella fotografia paesaggistica urbana, si può decidere di dare più e meno spazio agli elementi architettonici principali e di conseguenza meno o più importanza a quelli secondari o al paesaggio naturale circostante.
Nella prima delle foto seguenti il mare occupa circa due terzi della composizione (effetto ricercato con la scelta del taglio verticale), mentre nella seconda il villaggio è preponderante, dato che il fine era quello di mettere in risalto il villaggio e il paesaggio naturale attorno al villaggio non aveva particolari elementi d’interesse.
Entrambe le due foto sono state scattate alle Cinque Terre.
In fase di composizione, è molto importante essere perfettamente allineati all’orizzonte. Mentre in una foto di paesaggio naturale ci si può permettere di essere storti di qualche grado, le linee verticali degli edifici non perdonano e anche meno di un grado di inclinazione balza all’occhio. Bisogna anche diminuire il più possibile l’inclinazione verticale della fotocamera per evitare di ottenere lo sgradevole effetto delle linee cadenti (si veda il paragrafo sulla post produzione per l’eliminazione di questi difetti nella fase successiva allo scatto).
Ricordo che un’inclinazione accentuata (anche sui 45°) viene utilizzata di frequente nella fotografia architettonica, spesso abbinata a obiettivi lunghi per creare interessanti giochi di forme, ad esempio su una vetrata o una scalinata.
Per essere sempre a livello, utilizzo una bolla da montare sulla slitta del flash come quella qui sotto. Ha due assi e quindi mi consente di evitare sia una foto storta (asse x) sia le linee cadenti (asse y). La si trova su eBay a 2 euro circa. Nei negozi in Italia costa 10 volte tanto!
2 - Le condizioni di luce
Come forse avrete già notato dalle foto presenti nell’articolo, l’ora che preferisco per questo genere di fotografia è la così detta ora blu, ovverosia il crepuscolo e l’aurora, rispettivamente il momento successivo al tramonto e quello precedente l’alba.
Senza nulla togliere alle altre situazioni di luce “ideali”, cioè alba, tramonto, cielo temporalesco, ecc. sono convinto che l’ora blu sia il non plus ultra per la fotografia urbana, in particolare per il paesaggio urbano.
I contrasti che vengono a crearsi tra i colori caldi degli edifici illuminati e quelli freddi del paesaggio naturale e del cielo creano un’atmosfera unica. Questa (paesaggi urbani/rurali circondati dalla natura durante l’ora blu) è la nicchia fotografica che preferisco.
La foto qui sopra rappresenta perfettamente il contrasto tra toni caldi e freddi. La leggera illuminazione dello scoglio in basso a destra con la luce rossa di un lampione è una chicca che la luce artificiale spesso inaspettatamente ci regala in queste situazioni.
Per ora blu intendo il crepuscolo civile (la fase meno intensa del crepuscolo durante la quale si vedono Venere e le sole stelle più luminose) e molto più raramente le prime fasi del crepuscolo nautico (la fase più vicina alla notte nella quale si scorgono molte più stelle). Solitamente scatto mezz’ora dopo il tramonto (o prima dell’alba), ma questo lasso di tempo varia a seconda della stagione o della luminosità del soggetto.
Consiglio a tutti questo strumento: il calendario solare con il quale calcolo l’orario delle varie fasi del crepuscolo.
3 - Le impostazioni di scatto
Nella fotografia urbana, l’importanza delle impostazioni in fase di scatto (tempi, diaframmi, ecc.) è marginale, soprattutto rispetto ad altri generi come la macrofotografia dove è importante il controllo della profondità di campo o la fotografia d’azione dove il panning e la gestione del mosso determinano la dinamicità dello scatto.
Tuttavia in alcuni casi, la scelta del giusto tempo di scatto può fare veramente la differenza. Sto parlando di quelle foto nelle quali vi sono uno o più elementi in movimento.
In questa foto con la scelta di un tempo di scatto lungo (6 secondi), ho messo in evidenza il contrasto tra il flusso dell’acqua del fiume e la staticità degli elementi artificiali.
4 - La post produzione
L’ora blu è anche la fase del giorno che richiede la dose maggiore di post produzione per recuperare le forti differenze di luminosità tra zone illuminate e zone in ombra. Per questo utilizzo le esposizioni multiple per la gamma dinamica.
Inoltre seguo il mio solito flusso di lavoro in Photoshop per ottenere un’immagine pulita e gradevole.
Utilizzo spesso la post produzione anche come strumento creativo (e non solo come strumento curativo) per mettere ancor più in risalto i contrasti tra ombre e luci in modo naturale e per enfatizzare l’atmosfera.
Nella foto qui sopra ho mantenuto scuro l’ambiente per dare risalto alle illuminazioni in lontananza e ho lavorato selettivamente sulle sagome delle montagne per non appiattire il tutto su un unico livello di blu. Questa è anche un esempio di fotografia paesaggistica più naturalistica che rurale, anche se il confine non è ben definito.
Infine, fondamentale è la correzione delle linee cadenti. Passate con il mouse sull’immagine sottostante e vedete la differenza...
...Per correggere le linee cadenti uso le trasformazioni basilari di Photoshop che trovate in Modifica->Trasforma. Le più adatte sono Distorci e Prospettiva. Una volta scelta la correzione da applicare, appariranno dei quadratini nei 4 angoli della foto. Trascinando questi quadratini potete modificare l’inclinazione delle linee.
Prospettiva permette di spostare le copie di angoli (superiori e inferiori) con la stessa intensità ed è quindi utile per correggere foto dritte (sull’asse x) ma con linee cadenti.
Distorci invece permette di “tirare” liberamente i quattro angoli e quindi è adatta per correggere anche piccole inclinazioni della foto.
È però molto importante cercare di evitare le linee cadenti in fase di scatto. A differenza di quanto credono molti fotografi infatti, queste piccole correzioni causano una perdita di qualità non indifferente.
Sarebbe ingenuo spendere migliaia di euro in corpi macchina e ottiche nitidissime e poi vanificare il tutto con una leggerezza in fase di scatto. Preferisco (e penso preferiate) acquistare attrezzatura di fascia media e imparare a scattare correttamente. Si risparmia qualche migliaio di euro e i risultati sono perfino migliori!