Il Microcontrasto
Di Simone Pomata - Aggiornato al 16 Maggio 2012
Introduzione
Il microcontrasto è il contrasto presente nei piccoli dettagli di una fotografia. È un concetto che al lato pratico ha poco in comune con il contrasto globale dell’immagine (si veda Il Macrocontrasto (o contrasto globale)). Il contrasto globale infatti incide sulla tridimensionalità di un’immagine; Un aumento del microcontrasto invece porta ad un incremento della nitidezza (percepita) della foto. Ma questo perché? Semplicemente i piccoli dettagli (i bordi) dell’immagine sono più contrastati e all’occhio umano appaiono più netti e marcati, quindi più nitidi.
Non è un caso che per aumentare lo sharpening ( cioè la nitidezza o meglio l’acutanza) di una foto si debba agire sul microcontrasto. Vi sono svariate tecniche di sharpening più o meno sofisticate e per usi diversi ma tutte portano a un aumento del microcontrasto e quindi ad una maggiore acutanza della foto.
Il microcontrasto, a differenza di quasi tutte le altre regolazioni fatte in postproduzione dipende dall’uso a cui l’immagine è destinata: una foto per il web avrà un livello di microcontrasto diverso (sia per quantità che per tipo) da quello che andremo ad applicare per esempio sulla stessa immagine da stampare. Il mio consiglio quindi è questo: una volta terminata la post produzione archiviate le vostre foto senza aumentarne il microcontrasto; nel momento in cui vorrete stampare, pubblicare sul web o fare un qualsiasi altro uso di una di queste immagini, prendetela e applicate il livello adeguato di microcontrasto.
Aumentare il microcontrasto è un’operazione il più delle volte necessaria nel caso in cui dobbiamo ridimensionare l’immagine per utilizzarla ad una risoluzione minore: infatti ogni volta che ridimensioniamo l’immagine questa diventa più morbida e bisogna quindi ripristinare l’acutanza originale.
Tre principi generali
In questo articolo illustrerò le tecniche di post produzione sul microcontrasto che ritengo più efficaci. Tutte queste tecniche lavorano su spazi piccolissimi (i contorni degli elementi di una foto) e quindi su poche informazioni. Per evitare che ciò diventi un problema, è consigliabile lavorare sull’immagine ad una risoluzione maggiore di quella finale: applicare un livello di sharpening che all’occhio risulti eccessivo e ridimensionare l’immagine alla dimensione voluta. Ridimensionandola, l’immagine risulterà più morbida e lo sharpening in eccesso verrà controbilanciato. Se si aumenta il microcontrasto sull’immagine ad una risoluzione maggiore di quella finale però, l’algoritmo lavora su un numero di informazioni maggiore (i bordi sono più grandi) e il risultato è di gran lunga migliore. Qui sotto un confronto esplicativo.
Come potete vedere posizionandovi col mouse sulla foto qui sopra, la differenza è abissale. Personalmente non applico mai lo sharpening sull’immagine alla dimensione finale (a parte il caso in cui devo stampare una foto a massima risoluzione). In questo modo avrò maggiore acutanza senza artefatti o degrado dell’immagine. Il primo principio quindi è:
(1) Lo sharpening va applicato ad una risoluzione maggiore rispetto a quella finale.
Inoltre, le tecniche di sharpening dovrebbero agire esclusivamente sul microcontrasto delle nostre foto (quindi sulla luminosità e non sui colori). Alcune tecniche di sharpening invece alterano anche i colori delle foto. Per evitare ciò, duplichiamo il livello di sfondo (dopo aver eventualmente unito tutti i livelli dell'immagine), portiamo il nuovo livello in primo piano e impostiamo come metodo di fusione Colore. Applicheremo poi lo sharpening su tutti i livelli sotto a questo in modo che i colori della foto non siano alterati dallo sharpening. Questa indicazione è valida per qualsiasi tecnica di sharpening (filtri nitidezza, nitidezza avanzata, ecc.). Quindi il secondo principio è:
(2) Lo sharpening va applicato solo sulla luminosità e non sui colori della foto.
L’esempio qui sopra mostra come i colori vengano degradati applicando lo sharpening e come ciò possa essere evitato. Nell’immagine qui sopra potete vedere il livello “Cielo”: si tratta di un livello senza sharpening visualizzato (mediante maschera di livello) solo sul cielo. Il cielo infatti non ha alcun dettaglio e lo sharpening evidenzierebbe soltanto il rumore. Uno dei lati negativi dello sharpening è infatti che tutti i particolari vengono aumentati e quindi anche il rumore e i difetti dell’immagine. Il terzo principio quindi dice:
(3) Lo sharpening va applicato solo dove serve.
Le tecniche di sharpening (che come già più volte sottolineato si basano sul microcontrasto) sono moltissime. La maggior parte di queste portano a risultati talmente simili che a livello pratico si equivalgono. In questo articolo quindi ne mostrerò tre (quelle che utilizzo io) e spiegherò infine come utilizzare i metodi di fusione per ottimizzare l’acutanza e come utilizzare lo sharpening in modo selettivo/creativo. Bene, andiamo quindi ad analizzare le tre tecniche!
I filtri Nitidezza, Nitidezza avanzata, Maschera di contrasto in Photoshop
I tre strumenti che utilizzo per regolare il microcontrasto delle mie foto sono i filtri “Nitidezza” (Filtro->Nitidezza->Nitidezza), “Nitidezza avanzata” (Filtro->Nitidezza->Nitidezza avanzata) e “Maschera di contrasto” (Filtro->Nitidezza->Maschera di contrasto). Nelle versioni di Photoshop precedenti alla CS6, il filtro Nitidezza si chiamava Contrasta, mentre il filtro Nitidezza avanzata si chiamava Contrasta migliore. La maschera di contrasto è conosciuta anche come Unsharp mask o USM.
Il filtro Nitidezza è uno strumento automatico, uno dei pochi (forse l’unico) che utilizzo nella postproduzione delle mie foto. Una tecnica che utilizzo molto è questa:
- Partendo dall'immagine a piena risoluzione e senza sharpening: unisco tutti i livelli, duplico il livello, imposto il metodo di fusione del livello in primo piano su "Colore" ;
- ridimensiono l’immagine al doppio della dimensione finale;
- Applico 1,2,3 o 4 volte (a seconda dell’immagine) il filtro nitidezza sul livello in secondo piano;
- Riduco la foto alle dimensioni finali (ricordate di ridimensionare sempre l’immagine utilizzando il metodo di interpolazione “Bicubica per sfumature più omogenee”, si veda il paragrafo sull’interpolazione dell’articolo Photoshop - Preferenze e Prestazioni).
In alcune immagini ottengo risultati migliori applicando lo sharpening ad una risoluzione diversa dal doppio di quella finale (per esempio al triplo).Questo accade raramente, e soprattutto quando i dettagli da evidenziare sono molto piccoli. In questo caso solitamente può essere opportuno, una volta applicato il filtro nitidezza al triplo della dimensione finale, ridurre l’immagine al doppio della risoluzione finale e applicare un’altra volta il filtro.
Per alcune immagini, il filtro Maschera di contrasto si rileva più adeguato. Si tratta il più delle volte di quelle foto in cui è necessario aumentare l’acutanza delle linee più marcate di un’immagine senza però evidenziare i difetti più sottili. Il classico esempio è un volto: dovremo aumentare il microcontrasto sui contorni più definiti (occhi,naso,bocca,ecc...) evitando di far risaltare i difetti della carnagione. In questi casi utilizzo la maschera di contrasto impostando Raggio a 0,5 Pixel, soglia a 10 Livelli e circa e Fattore variabile in base alla dimensione dell’immagine(spesso attorno al 400-500%). Impostando una soglia pari a 10 Livelli, l’algoritmo ignorerà i bordi meno marcati (i difetti della carnagione) e aumenterà il microcontrasto solo sui contorni più netti. Per informazioni sul funzionamento della maschera di contrasto si veda Il contrasto locale.
Il filtro Nitidezza avanzata è il migliore per applicare lo sharpening su un’immagine alla risoluzione finale. Sarà quindi utile per modificare il microcontrasto delle foto da stampare a massima risoluzione o per piccole correzioni sul livello di sharpening di foto su cui abbiamo già lavorato con i due filtri precedenti. Lo sharpening a mio avviso deve essere il più fine possibile quindi applico il raggio minimo (0,1 pixel). Con un raggio così piccolo può essere necessario un Fattore maggiore di 500 (valore massimo); in questo caso applico il filtro due o più volte. Per quanto riguarda il campo Elimina, è molto consigliato scegliere il valore “Sfocatura con lente” .
Come usare i metodi di fusione
Spesso può capitare che la nitidezza di una foto non ci soddisfi ma nel momento in cui proviamo ad aumentare il microcontrasto, appaiano dei fastidiosi artefatti bianchi in alcuni punti dell’immagine. In questo caso può essere utile lavorare sui metodi di fusione.
Nell’immagine qui sopra, ho lavorato sullo sharpening sui livelli “Sharp, Sharp2, Sharp3”. Poi ho creato il livello “Sharp scuro” sul quale ho aumentato ulteriormente lo sharpening. Su questo livello però apparivano degli artefatti bianchi (visibili posizionandosi con il mouse sull’immagine) che ho eliminato semplicemente impostando come metodo di fusione “Colore più scuro”.
Sharpening selettivo/creativo
Nella maggior parte delle mie foto applico sharpening diversi su aree diverse dell’immagine con le maschere di livello. Si può anche andare oltre, rendendo lo sharpening uno strumento creativo. Nell’immagine qui sotto per esempio, ho applicato i filtri “Nitidezza” e “Nitidezza avanzata” solo sull’immagine in primo piano, per creare un forte effetto di tridimensionalità e di profondità nella foto.
Conclusioni
Lo sharpening è quello che serve per estrarre il massimo della nitidezza dalle nostre foto in ogni situazione. Seguendo i consigli che vi ho dato e sperimentando le varie tecniche sulle vostre foto, potrete ottenere ottimi risultati. Il mio consiglio è quello di non accontentarsi fino a quando l’immagine non appare “perfetta” e di preferire una foto un più pulita e leggermente meno nitida piuttosto che una con troppo sharpening. Il microcontrasto è un ottimo strumento per esaltare l’acutanza di una foto, ma spesso si esagera e si arriva a rovinare la foto piuttosto che a migliorarla.
Quello appena letto è l’ultimo dei tre articoli sul contrasto. I primi due sono:
Inoltre vi lascio anche un collegamento all’articolo introduttivo sul contrasto: Il contrasto - Tre livelli d'analisi.